Cosa c’è dietro un film documentario?

Esattamente un anno fa, su questo blog, vi abbiamo raccontato di un documentario biografico che ha per protagonista un fotografo di una misteriosa città marittima. All’epoca stavamo lavorando alla pre-produzione del film, andando a documentarci mentre parallelamente organizzavamo una trasferta dopo l’altra per poter parlare con le persone che hanno riempito la vita del nostro protagonista. Vi chiedevamo di farci l’in bocca al lupo per le riprese e, come previsto, le abbiamo portate a termine questo inverno. Ora, allo stadio del montaggio, vogliamo finalmente parlarvi approfonditamente di questo progetto e raccontarvi di come abbiamo sviluppato la scrittura del documentario, che non si esaurisce in sceneggiatura, bensì si completa proprio nella fase di post-produzione.

IL GRANCHIO NUDO

Siamo negli anni Novanta, e un ragazzo alto e magrissimo sfida le gelide sferzate invernali per immortalare le spiagge della sua Rimini, armato di una piccolissima e discreta macchina fotografica analogica, la Minox. Marco Pesaresi nasce nel 1964 sulla riviera, sulle cui sabbie estive ben più popolate e soleggiate inizierà a fotografare i turisti, diventando uno scattino - come viene chiamata nella zona questa figura. Marco e la fotografia non si separeranno più: la studierà allo IED di Milano, la eserciterà per anni e anni nella sua terra, sarà la sua professione declinata nella collaborazione con l’agenzia Contrasto, che gli permetterà di pubblicare i suoi reportage sulle più importanti riviste internazionali, come El País, L’Espresso e The Observer. Sempre radicato e legato alla sua Romagna e soprattutto alla sua città, cui dedicherà il suo magnum opus Rimini, Marco viaggiò per il mondo, producendo diversi lavori, tra i quali spicca Underground, un’esplorazione sotterranea dell’umanità che immortala la brulicante vita delle metropolitane di 10 grandi città del mondo. A separare il suo occhio dal mirino della Minox, però, sarà lo stesso Pesaresi, che nel dicembre 2001 decide di togliersi la vita.

La sua fotografia rimane impressa nelle persone che con lui hanno condiviso e conoscono la Rimini degli anni Novanta, scissa in un paradosso stagionale che la vede duplice e contrastata: l’estate, fatta di rutilanti notti nelle discoteche della riviera e giornate in cui il mare di turisti sembra non avere mai fine, e l’inverno, quello interpretato da Marco con uno struggente bianconero che sottolinea l’inospitalità di una città svuotata e gelida. Vent’anni dopo, però, quasi per caso - come vi accennavamo in un precedente articolo - i libri di Marco arrivano nelle mani di Michela, appassionata di fotografia e a sua volta fotografa. L’innamoramento per i suoi scatti è istantaneo, così come la condivisione con Riccardo - docente di cinema. Ogni nuova persona che vede il lavoro di Pesaresi ne rimane colpita, e proprio questa universale risposta suggerisce che forse in questo ragazzo e artista ci sia una grande storia da scoprire. La scelta di affidare a qualcuno la regia di questo progetto, così, ricade su Elena e Marta - filmmaker e registe che fanno parte della famiglia Alpha Charlie dal 2019. Dalla più modesta idea di realizzare un cortometraggio sulla storia di Marco, si arriva dunque gradualmente alla necessità di un minutaggio molto maggiore: dopo più di un anno di ricerca e pre-produzione, ecco nascere il docufilm Il granchio nudo.


SCRIVERE UN DOCUMENTARIO

Vi abbiamo già raccontato come il periodo di osservazione possa essere molto esteso; nel caso de Il granchio nudo, infatti, è stato assolutamente necessario ascoltare le molte persone che hanno fatto parte della vita di Marco Pesaresi. Si tratta dei suoi famigliari, dei suoi affetti, dei suoi colleghi e capi, di amici d’infanzia e compagni di studi. Oltre a parlare più volte con ognuno di loro, nel tentativo di ricostruire il più fedelmente possibile la figura di Marco, abbiamo studiato attentamente i suoi scatti, da quelli più conosciuti ai negativi mai sviluppati. Abbiamo ricostruito le sue abitudini, respirato la sua Rimini in ogni stagione, raccolto ogni documento d’archivio utile: così, abbiamo deciso come raccontare la sua storia. 

Scrivere un documentario non è come stendere la sceneggiatura di un film di finzione: non esiste un filo narrativo preciso da rispettare, non vi è necessariamente una consequenzialità cronologica degli eventi, e - soprattutto quando si tratta di una biografia - le possibilità di concentrarsi su un aspetto in particolare della vita del soggetto sono infinite. Il procedimento che è stato intrapreso da Michela, Riccardo, Elena e Marta - i quattro autori del film - ha visto la stesura di un canovaccio, ossia un abbozzo di trama, che includesse tutti gli elementi costitutivi del film. Senza rivelarvi troppo, vi facciamo un esempio semplice e concreto: il documentario si dipana principalmente attraverso le interviste delle persone della vita di Marco che vi abbiamo citato poco sopra. Di conseguenza, avendo già raccolto molteplici testimonianze in fase di pre-produzione, si è ipotizzata una narrazione basata su argomenti chiave trattati da ognuno dei protagonisti, immaginando - dopo diverse riscritture - un’idea di struttura, di racconto.

LA SCRITTURA SUL SET: L’INTERVISTA

La scrittura procede poi sul set, in particolare nella conduzione delle interviste. Preparando con anticipo le domande da fare ad ogni persona, il team ha cercato di non indurre alcuna risposta, creando invece un’atmosfera di agio e avendo massima cura di non interferire con le emozioni e le parole che ognuno voleva esprimere e trasmettere, specialmente considerando i temi spesso delicati riguardanti Marco e la sua vita. Assieme a Michela, che sedeva accanto alla macchina da presa in veste di interlocutrice degli intervistati, ogni membro della troupe - ridotta al numero minimo per agevolare un senso di intimità e non di invasione - era libero di intervenire con domande sorte al momento. A livello tecnico, però, si è cercato di interrompere il meno possibile il flusso della conversazione, settando previamente le mdp, le luci e la presa diretta del suono affinché non ci fosse (quasi) mai bisogno di stoppare e segmentare le testimonianze. 

TAGLIA E RICUCI: IL MONTAGGIO

Quindi le persone hanno detto esattamente quello che vi aspettavate? Quello che era previsto nel canovaccio? Assolutamente no! La differenza tra la pre-produzione e le riprese vere e proprie sta proprio nelle macchine da presa, che per quanto discrete possano essere, fungono sempre da medium tra l’intervistato e la troupe. Questo produce spesso una maggiore rigidità (e in certi casi addirittura agitazione), che appunto necessita di essere “sciolta” tramite la creazione dell’atmosfera di agio di cui poco sopra. Gli intervistati hanno spesso rivisitato aneddoti e considerazioni che già avevano raccontato in precedenza, alle volte ampliandoli e condividendoli con maggiore trasporto, altre volte invece riducendoli e mettendoli da parte in favore di differenti racconti, ugualmente interessanti e pregnanti.

A questo punto, a riprese fatte, si uniscono tutti i pezzi: tocca al montaggio, di cui si occupano le due registe, Elena e Marta. Il montaggio è l’ultima fase di scrittura di questo film, poiché ogni decisione, ogni previsione fatta durante la stesura del canovaccio ora si può modificare, ribaltare, spostare, a seconda del risultato delle riprese. Attraverso il montaggio, la testimonianza di un collega di Marco inserito a metà documentario potrebbe ora trovare maggiore efficacia sulle battute finali del film; un amico d’infanzia potrebbe aver detto una frase perfetta per la chiusa del suo intervento. Tutto questo, ovviamente, va amalgamato assieme a filmati d’archivio, camera car, riprese sulla spiaggia, e tante altre immagini. I quattro autori, dunque, stanno fattivamente ultimando la scrittura della storia di Marco, perché ogni giustapposizione data da uno stacco di montaggio nasconde centinaia di scelte alternative e può generare migliaia di film differenti.  

Il granchio nudo sarà pronto in autunno, ma nel frattempo potete seguire gli aggiornamenti sulla nostra pagina Instagram (@ il_granchionudo_), e guardare il trailer del film:

Pietro Cestari