LE CATEGORIE DEI PREMI OSCAR

…QUINDI, QUEST’ANNO COSA SUCCEDERÀ AL DOLBY? E CHI VEDREMO?

Se avete letto il precedente articolo del nostro blog ormai siete dei veri Oscar experts: storia, influenze politico-culturali e curiosità non hanno segreti per voi! Oggi parliamo quindi del lato maggiormente pratico e attuale che riguarda le statuette più desiderate di Hollywood: le 23 categorie in gara alla premiazione del prossimo 27 marzo. 

Quanti e quali tipi di film sono eleggibili per l’ambita nomination? A cosa corrispondono le nomenclature in lingua inglese? Ci sarà un nuovo, sorprendente equivoco all’apertura dell’ultima busta? 

Come abbiamo visto guardando l’evoluzione dell’evento per quanto riguarda le categorie, l’Academy mette in discussione e rivede le proprie modalità ogni anno. Le edizioni degli Oscar, perciò, sono soggette a variazioni tutt’altro che infinitesimali: i criteri di eleggibilità dei film, in particolare, vengono ri-esaminati a fondo in occasione di ogni premiazione. La cerimonia del 2022, infatti, deve rispondere della crisi causata dalla pandemia ancora in corso, la quale non ha solo pesantemente colpito il settore cinematografico tout court, ma ha anche modificato significativamente e materialmente le ultime edizioni dell’attesissima serata. 

La 94esima edizione, dunque, si è organizzata di conseguenza: il Dolby Theatre tornerà ad essere riempito da circa 2.500 persone - corrispondenti al 75% della capacità totale del teatro -, con protocolli anti-Covid che richiederanno a vario titolo (i presentatori e performers sul palco ricevono infatti un trattamento diverso dagli ospiti seduti in poltroncina) di presentare certificati di vaccinazioni e tamponi negativi. Le persone che siederanno spalla a spalla probabilmente dovranno inoltre indossare la mascherina, accessorio non richiesto a coloro che si accomoderanno nel parterre. Come anticipato, però, sono i criteri che rendono ammissibili le pellicole ad essere di particolare interesse, poiché testimoniano non soltanto l’enorme e forse irreversibile impatto della pandemia sul settore cinematografico, ma fungono da spia rispetto ai cambiamenti nelle modalità di fruizione dei film.

Accanto a una lista meramente tecnica di requisiti - che riguardano minutaggio e specifiche per l’audio e il video -, l’Academy richiede solitamente che le pellicole siano state proiettate per almeno sette giorni consecutivi in una sala cinematografica, in questo caso nel periodo che va dall’1 marzo al 31 dicembre 2021. E con i cinema chiusi a causa del Covid? Questa corretta osservazione, assieme al generale avvento (e in parte sopravvento) negli ultimi anni delle piattaforme di streaming, ha presto convinto i membri dell’organo decisionale a estendere l’eleggibilità di candidatura tenendo in considerazione entità come le ormai celebri Netflix, Amazon Prime Video e Disney+ in quanto distributori validi. La diffusione di queste realtà, che si stanno facendo largo anche in qualità di produttrici, ha comportato un progressivo e parziale spostamento dei luoghi principali di visione dei film: alla sala (a volte appunto chiusa, o contingentata) parte del pubblico ha iniziato a preferire la comodità della propria casa, fornita di un’offerta di cataloghi sempre più vasti con costi di abbonamento perlopiù ampiamente accessibili. 

Un numero sempre maggiore di registi, nel frattempo, si è rivolto ai nuovi player del mercato, riscontrando buone possibilità e occasioni per riuscire non solo a distribuire i propri film, ma anche a farseli produrre e quindi a girarli in primis. Nel regolamento di quest’anno, dunque, non ci sorprende leggere che - alternativamente ai 7 giorni in sala - le pellicole possono qualificarsi per la candidatura qualora, sebbene sempre destinate al theatrical release (la distribuzione in sala), siano rese disponibili tramite un servizio commerciale di streaming. Vi facciamo un esempio concreto: uno dei film con il maggior numero di nomination quest’anno, Il potere del cane di Jane Campion, è stato presentato in anteprima allo scorso Festival del Cinema di Venezia tenutosi nel mese di settembre. Dopo una tournée festivaliera internazionale, il lungometraggio è stato distribuito in sala in versione limitata (ossia in pochi cinema e per poco tempo), per poi approdare infine su Netflix l’1 dicembre scorso. Il film di Campion rappresenta tutt’altro che l’eccezione: sono infatti diversi i film in gara alla cerimonia del 27 marzo prossimo che hanno seguito un simile cursus honorum.

MA COSA SIGNIFICANO TUTTE QUELLE CATEGORIE?

Abbiamo quindi capito chi è candidabile e può ottenere un posto al metaforico tavolo d’onore del Dolby Theatre; facciamo ora una rapida rassegna delle categorie e del loro significato.

Best Picture (Miglior Film): il più atteso, agognato, e ovviamente prestigioso! La statuetta viene consegnata al film votato come migliore di tutta l’annata…o meglio, al suo produttore. In precedenza chiamato Best Production, infatti, questo premio viene dato di fatto alla produzione della pellicola; non è un caso che all’apertura dell’ultima busta salga un gran numero di persone sul palco. Affiancando cast e regia, anche i produttori possono ringraziare colleghi e cari, stringendo lo scintillante Oscar.

Seguono alcune categorie di facile intuizione, quali Best Director (Miglior Regista), Best Actor (Miglior Attore Protagonista), Best Actress (Miglior Attrice Protagonista): i vincitori vengono tradizionalmente premiati da chi ha ottenuto il riconoscimento l’anno precedente. Gli interpreti sono divisi a seconda del genere, quindi troviamo 5 candidati uomini e 5 candidate donne. Ma attenzione a non confondere altri due premi…

Best Supporting Actor e Best Supporting Actress (Miglior Attore/Attrice Non Protagonista): si tratta di ruoli che non sono centrali alla narrazione del film, ma comunque di grande rilevanza ai fini della storia (anche qui troviamo due statuette, per 5 candidati e 5 candidate). 

La sceneggiatura, elemento imprescindibile per ogni pellicola, è anch’essa scissa in due nomenclature. Best Original Screenplay e Best Adapted Screenplay: le sceneggiature originali sono infatti quelle che non si poggiano su materiali già pubblicati - ad esempio storie trasposte da libri. Quelle non originali, viceversa, sono copioni scritti sulla base di fonti preesistenti, quali serie TV, videogiochi, ecc. Rientrano in questa categoria anche i remake e i sequel, poiché ovviamente si fondano su film già noti. Tra i nominati di quest’anno, ad esempio, troviamo 3 film basati su altrettanti libri, una pellicola (Drive My Car) tratta da un racconto breve di Haruki Murakami, e il remake del film francese La famiglia Bélier.

Ai film di animazione sono dedicate due categorie: una per i lungometraggi - Best Animated Feature Film - e una per i cortometraggi - Best Animated Short Film. Intuitivamente, è il minutaggio a decretare la divisione: la division line scelta dall’Academy si attesta infatti sui 40 minuti, sotto i quali una pellicola è considerata un corto.

Proprio ai cortometraggi sono poi dedicate altre due statuette: Best Live Action Short Film corrisponde al miglior film senza restrizioni di genere; invece Best Documentary Short Subject premia i documentari brevi. In modo perfettamente parallelo al genere d’animazione, così, anche il genere documentario prevede una categoria per i corti, e una per i lungometraggi (Best Documentary Feature).

Già nello scorso articolo avevamo parlato dell’Oscar al Miglior Film Internazionale (o Straniero) con Sciuscià di Vittorio De Sica: il Best International Feature Film prevede quindi la candidatura di lungometraggi prodotti al di fuori degli Stati Uniti e recitati prevalentemente in lingue diverse dall’inglese.

Si passa poi ai premi più tecnici, con ben tre categorie dedicate al suono, due delle quali sono a volte facilmente confondibili. Best Original Score indica infatti la colonna sonora, e viene consegnato direttamente al compositore della stessa. Il Miglior Sonoro (Best Sound) comprende invece tutto il lavoro che riguarda il suono di un film: dalla presa diretta sul set, alle fasi di post-produzione tra cui il mixaggio, il montaggio audio e il sound design. Infine, si premia anche la singola canzone (Best Original Song), ossia quei brani composti specificamente per le pellicole -  di nuovo, sono i compositori a portare a casa la statuetta.

Arriviamo a uno dei premi più spesso lost in translation: la Scenografia. L’Oscar al Best Production Design viene assegnato ai capi reparto dell’art direction del film, in particolare al production designer, responsabile di tutto il look estetico della pellicola, e al set decorator (arredatore di scena), il/la professionista che seleziona, progetta e fabbrica gli elementi scenici e architettonici presenti in ogni inquadratura.

Best Cinematography elegge invece il/la migliore direttore o direttrice della fotografia, figura fondamentale che è responsabile dell’impatto visivo del film. 

Continuando con la sfera visiva, annoveriamo poi il celebre trucco&parrucco - o meglio, Trucco e Acconciatura (Best Makeup and Hairstyling) -, e i Costumi (Best Costume Design). Categoria, quest’ultima, in cui l’Italia vanta una lunga tradizione di nomination e vittorie. 

Chiudono la fila, ma solo per la nostra rassegna, gli spettacolari Effetti Speciali (Best Visual Effects), generalmente conquistati da team invece che da singoli professionisti - facile vedere sul palco almeno quattro persone. 

L’ultimo premio che vi presentiamo è particolarmente importante, eppure spesso sottovalutato anche dall’industry stessa: parliamo del Montaggio (Best Editing), categoria che per ben 33 anni (1981-2013) ha puntualmente visto tra i propri candidati il vincitore del Miglior Film. Si tratta della fase finale di scrittura della pellicola, ed è una professione che richiede enorme creatività e profonda sensibilità. 

Adesso che vi abbiamo svelato tutto riguardo alla cerimonia del 27 marzo, noi corriamo a finire di vedere tutti i film nominati! E voi, per chi tiferete?
Appuntamento quindi a domenica notte, caffè alla mano… buoni Oscar!

Pietro Cestari